Lo spettacolo Passion selon Madelen vuole contribuire alla valorizzazione delle differenze di genere e ad incrementare la consapevolezza nella collettività verso il ruolo politico, sociale, culturale ed economico della donna ed il ruolo della cultura popolare, contribuire ad incrementare la presenza femminile nel mondo della cultura e del lavoro. Il percorso: La ricerca sul campo della tradizione orale dei canti della settimana santa in Calabria come ricerca di identità. Le fondamenta di una pratica artistica originale. Passion selon Madelen è un percorso di orientamento che attraverso l’ascolto e la pratica del canto si affaccia all’osservazione delle dinamiche che animano un contesto di festa popolare Il dialetto, i testi, il canto esprimono la realtà sociale da cui provengono, attraverso timbri, melodie, ritmi, vocalità maturate a contatto ed in ascolto dell’ambiente e degli eventi della comunità quasi “accordandosi” con i suoni della natura e con la vita quotidiana, registrando memorie che sprofondano nella mitologia di un territorio, ci orientano e ci fanno recuperare materiali “originari” e perciò artistici, materiali che attraverso un’applicazione diretta al canto possono nutrire le potenzialità espressive individuali, percorso determinante per stabilire un processo attivo che ci connette alla tradizione in modo organico e che rivela la comunità essere in relazione di dipendenza ma anche in una posizione di rispetto e cura dell’ambiente. In quest’ottica dedicarmi alla ricerca ed alla pratica del canto mi fa credere che esso possa condurmi a comprendere, non solo in maniera scientifica ed intellettuale, ma anche per vie sottili il valore della cultura popolare, collocando il mio spettacolo come proposta dialettica tra cultura popolare e teatro contemporaneo. I canti a cui mi riferisco sono propri della cultura contadina, modi di “vocare” che fanno vibrare lo spazio e richiedono una certa presenza e tensione del corpo. I testi dei canti sono al tempo stesso, e ad una prima lettura, narrazione poetica che informa su alcuni dettagli della Passione di Cristo: a la sinistra ce la Matalena cogghje lu sanghu intha nà jarrafina in questo testo-icona è la Maddalena a raccogliere il sangue di Cristo in un vaso di terracotta; a Madonna s’inginucchjavidi quidru sanghu si sazjavidi in quest’altra icona la madre si inginocchia lungo la strada e beve il sangue di Gesù che scorre a terra, questo canto viene da un paese dove ancora oggi si svolge il rituale dei battenti uomini si colpiscono a sangue e in tutte le strade del paese scorrono rivoli di sangue che satura anche l’aria.
Si interroga sul significato essenziale del rapporto spettatori/attrice, perché in uno spettacolo con una sola attrice questo rapporto diventa l’altra faccia del tema dello spettacolo. Contemporaneamente si guarda a Maddalena testimone-amante svincolata dall’azione. Ed è anche la visione di una donna dal punto di vista del mestiere da cui parla. Trasportata dall’intuizione e dal percorso a tratti catartico indotto dall’ascolto stesso dei canti e dalla frequentazione assidua alle processioni al seguito dei passi reiteranti delle donne che nel ri-e-vocare della melopea attivano un rinnovato senso della quotidianità a favore dell’emergere di memorie indistinte che si rivelano essere intuizioni e bisogno di chiarezza e forse anche di restituire la possibilità di una riflessione laica e lucida sul tema stesso della Passione, e dei suoi protagonisti-donne e uomini. Scegliendo come guida un autore che come Peguy ha dedicato tutta la sua vita al pensiero e al disagio e oppressione esercitato dalla fede.
Come donna mi rivolgo con gioia verso queste cantrici e cantori ed allo stesso tempo con una domanda nel cuore infinita e indefinita come, infinita è la percezione del tempo da cui provengono questi canti, ma non il cantare che appartiene al qui ed ora ed è dunque un ponte vivente per la comprensione del rapporto umano e personale prima ancora che storico e collettivo tra passato e presente. Un cantare la Passione secondo le tante voci (quasi sempre contadine) che ad oggi hanno ricordato, trasmesso, custodito, espresso, urlato, pianto e riso (insieme alle canzoni) il cantare, l’azione, attraverso il filo unico del passaggio da persona a persona ed attraverso la propria capacità e bisogno d’esprimersi. Informazioni tecniche Lo spettacolo è costruito in forma di racconto cantato, l’attrice elabora movimenti ed azioni poetiche. Disegno luci: pittore Martin Figura Realizzazione luci: scenografo Maurizio Civico I canti viventi sono originari di paesi della Calabria: Nocera Terinese (CZ), Cassano all’Jonio (CS), Diamante (CS). I testi sono in parte tratti dal Mistero della Carità di Giovanna d’Arco e Getsemani di Charles Pèguy e da riflessioni dell’autrice. Spazio scena minimo 6x5m Durata 55 min Costo 1500 euro nette Al costo vanno aggiunte le spese di viaggio e soggiorno
Lo spettacolo è stato allestito presso il palazzo delle associazioni Ufficio Cultura del Comune di Malo (VI) anno 2000
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